Vicious: la dissacrante Sitcom arcobaleno

Irriverente, cinico, politicamente scorretto. In una parola sola: Vicious. Tutto ciò che di sconveniente potrebbe essere scritto in una sceneggiatura lo troverete nella serie tv inglese che vede protagonisti Ian McKellen e Derek Jacobi (lavoro facile, senz’altro, per Gary Janetti, uno dei nomi noti de I Griffin).

vicious1La Sitcom (prima nel panorama britannico a mettere in scena una situazione famigliare gay) pone al centro della scena Freddie e Stuart, una coppia che vive insieme da cinquant’anni e che, mal sopportandosi, non fa altro che punzecchiarsi con battute a volte anche troppo sopra le righe.

Freddie (McKellen) è un attore vanitoso, presuntuoso e con manie di protagonismo, benché non abbia mai visto la sua carriera decollare. Il suo passatempo preferito è lamentarsi del compagno Stuart (Jacobi) impartendogli ordini come ad un qualsiasi maggiordomo. Nonostante Stuart abbia ormai accettato il suo ruolo di servo, non manca ovviamente di provocare Freddie, puntando sulla vecchiaia sopraggiunta e sul suo insuccesso come attore. Malgrado gli insulti e le offese che si rivolgono, i due sono ancora visibilmente innamorati e di puntata in puntata è sempre più palese la loro solidità di coppia affermata.

Attorno a questa incredibile coppia ruotano diversi personaggi, sempre brillantemente approfonditi per non risultare piatti e dimenticabili. Dall’amica con cronici problemi sentimentali al vicino di casa in cerca di una famiglia, il quadro compositivo della sitcom risulta sempre perfettamente bilanciato e mai banale.

La banalità, rischio che si può correre quando si sceglie una struttura più o meno fissa (con piccole variazioni nel corso della seconda stagione).

Vicious-CastEssendo infatti una situation comedy delle più classiche, Vicious vanta una ristretta scelta di ambientazioni, soprattutto nella prima stagione; così come possono sembrare prevalentemente fisse anche le varie caratterizzazioni ad un occhio leggermente distratto. Ogni standard scelto per i personaggi, in realtà, gode di un’ampia gamma di sfumature che si possono comprendere appieno di episodio in episodio.

Quel che invece c’è di non scontato o banale è la recitazione e gran parte delle scelte registiche; in entrambi i casi siamo di fronte ad un taglio volutamente teatrale, scelta forse fin troppo facile per gli inglesi, ma azzardata per un circuito a più ampio respiro. Da un lato la recitazione è tipicamente teatrale nelle sue pause, nei suoi tempi (soprattutto comici) e nell’enfatizzazione delle battute; dall’altra la regia sembra studiata per aderire alla pratica comune degli inglesi di registrare le grandi messe in scena e di proporle in Tv.

Ebbene: azzardata sì, fallimentare no. Dare un taglio così particolare ad una sitcom, per le quali di solito si riserva una regia piuttosto standardizzata, risulta essere una delle carte vincenti di Vicious. Senza contare che la naturalezza con cui, in realtà, la composizione procede non risulta pesante nemmeno per un pubblico non inglese.

Insomma, se siete alla ricerca di qualcosa da mangiare in un paio di morsi (la serie si compone di due stagioni per un totale di 14 episodi), senza troppe pretese, uno dei recuperi che sicuramente vale la pena di affrontare è Vicious.

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