Wonder Woman: Terra Morta
“Scoppiò quindi una guerra nel cielo. Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli” (Apocalisse di Giovanni, Capitolo 12: Visione della donna e del Drago 7-8).
Vivete in un mondo di grandi eroi, con mantelli sgargianti e poteri sovrumani. Siete quasi abituati a vedere una possibile apocalisse scatenarsi ogni fine mese. Quindi quando l’ennesima minaccia si palesa ve ne restate in panciolle in attesa che l’uomo d’acciaio e la sua banda di amici risolva la situazione. Solo che stavolta il cielo inizia a tingersi di vermiglio. Tuoni rimbombano in lontananza. Fate un respiro per rassicurarvi. Agli eroi piace aspettare l’ultimo momento. Il filo rosso va sempre tagliato quando manca meno di un secondo d’altronde. Mentre sprofondate sulla vostra poltrona reclinabile puntata verso il rosso orizzonte fate programmi per il prossimo futuro. Non date importanza al tremolio che si diffonde. Afferrate il bicchiere che vi siete preparati perché non cada. Assaporate le bollicine che scorrono nella cannuccia di carta (le tartarughe ringraziano) ignorando che sono le ultime che berrete. Il cielo è un mare di fiamme, il mondo è il suo braciere. Gli eroi hanno fallito. La terra è morta. Quando si parla di DC confesso che fatta eccezione per Batman, ho spesso ignorato gli altri personaggi. Mi piaceva vederli apparire nelle sue storie, ma per me erano sempre troppo “super” e poco “uomini”. Ed è quella la parte interessante per me; la parte umana. Quindi passavo sempre oltre quando c’era un volume di Wonder Woman o Superman, troppo perfetti per me, per cercare conforto tra le pagine Cavaliere Oscuro. Ma quando ho intravisto la copertina di Terra Morta ho capito che poteva essere la storia di Wonder Woman che faceva per me. I corvini capelli arruffati che si perdono nello sfondo nero circondano un viso splendido per la sua semplicità, non sembra la faccia di una dea, è ben lontano dalla bellezza mozzafiato di Gal Gadot, le labbra gonfie (che mi ricordano vagamente quelle delle donne di Frank Miller) sormontate da un naso a patata, gli occhi spalancati che oscillano tra la determinazione e la rassegnazione. Il decolté normalmente sempre in bella vista qui è coperto in parte dai capelli, in parte dalla spada che sta venendo sguainata, la pelle scoperta è una distesa di tagli e ferite. La spada sembra essere la vera protagonista, sguainata con la mano sinistra mentre la destra stringe decisa il fodero. Seguendo con l’occhio la pelliccia che copre le sue spalle scendiamo fino al titolo, Terra Morta, e leggendo il nome appena sopra, Wonder Woman, realizziamo che quella in copertina è Diana, e non un incrocio tra la principessa Xena e Conan il Cimmero.
Questa rappresentazione della Principessa di Themysira e una delle due che più in assoluto preferisco, non solo per quanto riguarda Wonder Woman ma in generale per tutti i disegni di supereroine varie. Le numerose imperfezioni le danno una bellezza molto diversa da quella a cui Wonder Woman ci ha abituati: la pelle perfetta, le forme provocanti, i capelli fluenti, sono abbandonati in favore di una donna imperfetta (nell’aspetto e nel carattere) la cui bontà, determinazione e coraggio risplendono ancora di più nel suo viaggio tra mostri e uomini (e tra la sottile differenza tra questi) di cui la Terra Morta è piena. Daniel Warren Johnson, un po’ come me, non ha mai provato un particolare affetto per Wonder Woman, ma sentiva di non aver niente da aggiungere, per ora, a personaggi come Batman e Superman. Diana si è rivelata una curiosa sfida che si è trasformata in un’opera colossale che celebra la forza di Wonder Woman attraverso la debolezza. Diana apre gli occhi in un mondo distrutto che non è stata in grado di salvare, sente i suoi poteri come prosciugati e il senso di colpa per aver fallito schiacciarla, anche se i ricordi di cosa sia successo sono spariti. In questa Terra Morta, nonostante il fardello della colpa, Diana avanza affrontando mostri terribili e umani diventati barbari rifiuti, e nonostante la brutalità che la circonda non abbandona mai per un secondo il suo ruolo di paladina della pace che crede “sia meglio posare una spada che impugnarla”. Non si vergogna della sua vulnerabilità in questo mondo brutale che pretende che solo i forti sopravvivano. Wonder Woman, la dea che in lacrime afferma “Io credo nell’amore. Credo nel sacrificio. Sono molto più umana di quanto credessi. Anch’io commetto degli errori. Sono capace di ferire gli altri tanto quanto loro possono ferire me. Anche gli dei possono spezzarsi”. È quella che attraversa le lande desolate è sicuramente un’eroina spezzata, e vignetta dopo vignetta la vediamo procedere, nonostante tutto, con i capelli selvaggi e arruffati scossi dal vento, le braccia muscolose adornate di tagli e la palpebra stanca che preme sull’occhio roseo.
Terra Morta è un omaggio alla vera forza. Quella che risiede nel profondo. Quella che viene soffocata dal cinismo che ogni giorno affrontiamo. È una forza che può essere usata solo per fare del bene, ma per attingerci serve tanta volontà e coraggio che non sempre abbiamo. Ma possiamo farci ispirare da questa splendida dea spezzata, più umana che mai in ogni tavola, anche quando fa qualcosa di sovrumano, che trova sempre la forza per una buona azione, anche nella terra morta che la circonda. Seguitemi tra vignette e balloon, dove “mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l’inferno” (Apocalisse di Giovanni Capitolo 6: L’Agnello spezza i sette sigilli 8-9)